Avete mai avuto la sensazione che durante i momenti di sofferenza aumenti la creatività? Ci sono scrittori o pittori, ad esempio, che traggono ispirazione dai momenti più difficili. Funziona proprio così? ... La risposta è "sì" e "no" allo stesso tempo.
Il dolore può fare da leva per comunicare con parti profonde di noi e spingerci a indagare quei territori che altrimenti avremmo lasciato nel dimenticatoio. Gli artisti hanno spesso preso ispirazione e nutrimento dalle proprie frustrazioni.
Nuove possibilità creative, tuttavia, si stanno facendo strada sul Pianeta. Quello che voglio dire è che ulteriori frequenze più alte e gioiose oggi si rendono disponibili alla coscienza degli esseri umani e ci invitano ad abbandonare le vecchie valigie che, con il loro peso e contenuto oramai stantio, non ci servono più.
Sotto il velo minaccioso della crisi c'è una nuova realtà emergente che si rende disponibile a chi si sintonizza con le sue vibrazioni. Anche lo spirito artistico, di conseguenza, si sta adattando e ci induce a creare partendo dalla gioia e dalla soddisfazione, e non dalle romantiche visioni astrali, tanto care a quei "poeti" che amano sognare all'infinito, chiusi nell'impossibilità dei loro desideri.
Intendiamoci, il "lavoro" con le ombre non cesserà mai di esistere, ma la focalizzazione della nuova realtà non sarà tanto sull'oscurità quanto sugli aspetti costruttivi. Qualcuno avrà già notato questa trasformazione anche nella propria vita, accorgendosi di come il contatto con le proprie ombre si sia fatto più veloce o esasperato, ma in modo tale da agevolare il passaggio verso le qualità più luminose.
Ecco allora che moltissimi fra noi cominciano a dedicare la propria attenzione ad attività o compagnie che nutrono nel profondo. C'è chi va a raccoglier pietre colorate al parco, chi crea l'orto in balcone, chi si iscrive a un corso di canto. Chi risponde con un sorriso, chi va oltre, chi semina speranze. I terroristici notiziari alla tv, le polemiche di chi ha voglia di litigare, oppure tutto quello che fa perdere troppo tempo ed energia, non sono più così attraenti come una volta!
Ahimè, c'è anche chi rimane attaccato alle vecchie valigie (modi di essere e di fare, credenze e tanto altro) e da lì non si schioda: possiamo augurarci di contagiare costoro con il nostro esempio, ma la scelta per il cammino degli altri non spetta a noi.
Per sciogliere quanto prima dolori e frustrazioni, e lasciar spazio a frequenze di realtà più luminose, dobbiamo operare sapientemente: abbracciamo ogni ombra, senza paura e senza giudizio. L'oscurità non va osteggiata né temuta, ma accolta come fosse un figlio bisognoso d'essere amato. Quando il Cristo afferma di "porgere l'altra guancia" non invita ad atti masochisti, ma indica un modo alchemico di affrontare ciò che ci viene contro: accoglierlo invece di andargli contro a nostra volta.
Tanto più abbracciamo le ombre, tanto più veniamo abbracciati dalla Luce.
Siamo come genitori nei confronti delle ombre. Ma come figli nei confronti della Luce.
E come figli della Luce dobbiamo imparare ad affidarci e a crescere.
Non illudiamoci che sia un desiderio ovvio o un cammino scontato. Essere Luce è la sfida più grande. Soffrire, invece, è facile: alimentare il dolore, lasciare che contamini ogni cosa, non richiede coscienza, non richiede trasformazione.
Splendere della nostra massima Luce è un'opera ardua, che va conquistata. Ma è anche l'opera più bella, l'atto creativo per eccellenza!
Il dolore può fare da leva per comunicare con parti profonde di noi e spingerci a indagare quei territori che altrimenti avremmo lasciato nel dimenticatoio. Gli artisti hanno spesso preso ispirazione e nutrimento dalle proprie frustrazioni.
Nuove possibilità creative, tuttavia, si stanno facendo strada sul Pianeta. Quello che voglio dire è che ulteriori frequenze più alte e gioiose oggi si rendono disponibili alla coscienza degli esseri umani e ci invitano ad abbandonare le vecchie valigie che, con il loro peso e contenuto oramai stantio, non ci servono più.
Sotto il velo minaccioso della crisi c'è una nuova realtà emergente che si rende disponibile a chi si sintonizza con le sue vibrazioni. Anche lo spirito artistico, di conseguenza, si sta adattando e ci induce a creare partendo dalla gioia e dalla soddisfazione, e non dalle romantiche visioni astrali, tanto care a quei "poeti" che amano sognare all'infinito, chiusi nell'impossibilità dei loro desideri.
Intendiamoci, il "lavoro" con le ombre non cesserà mai di esistere, ma la focalizzazione della nuova realtà non sarà tanto sull'oscurità quanto sugli aspetti costruttivi. Qualcuno avrà già notato questa trasformazione anche nella propria vita, accorgendosi di come il contatto con le proprie ombre si sia fatto più veloce o esasperato, ma in modo tale da agevolare il passaggio verso le qualità più luminose.
Ecco allora che moltissimi fra noi cominciano a dedicare la propria attenzione ad attività o compagnie che nutrono nel profondo. C'è chi va a raccoglier pietre colorate al parco, chi crea l'orto in balcone, chi si iscrive a un corso di canto. Chi risponde con un sorriso, chi va oltre, chi semina speranze. I terroristici notiziari alla tv, le polemiche di chi ha voglia di litigare, oppure tutto quello che fa perdere troppo tempo ed energia, non sono più così attraenti come una volta!
Ahimè, c'è anche chi rimane attaccato alle vecchie valigie (modi di essere e di fare, credenze e tanto altro) e da lì non si schioda: possiamo augurarci di contagiare costoro con il nostro esempio, ma la scelta per il cammino degli altri non spetta a noi.
Per sciogliere quanto prima dolori e frustrazioni, e lasciar spazio a frequenze di realtà più luminose, dobbiamo operare sapientemente: abbracciamo ogni ombra, senza paura e senza giudizio. L'oscurità non va osteggiata né temuta, ma accolta come fosse un figlio bisognoso d'essere amato. Quando il Cristo afferma di "porgere l'altra guancia" non invita ad atti masochisti, ma indica un modo alchemico di affrontare ciò che ci viene contro: accoglierlo invece di andargli contro a nostra volta.
Tanto più abbracciamo le ombre, tanto più veniamo abbracciati dalla Luce.
Siamo come genitori nei confronti delle ombre. Ma come figli nei confronti della Luce.
E come figli della Luce dobbiamo imparare ad affidarci e a crescere.
Non illudiamoci che sia un desiderio ovvio o un cammino scontato. Essere Luce è la sfida più grande. Soffrire, invece, è facile: alimentare il dolore, lasciare che contamini ogni cosa, non richiede coscienza, non richiede trasformazione.
Splendere della nostra massima Luce è un'opera ardua, che va conquistata. Ma è anche l'opera più bella, l'atto creativo per eccellenza!
Img credits: ©2013 *IgnisFatuusII
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