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La credenza del tempo che fu

Le credenze sono convinzioni su come debba funzionare la realtà o parte di essa. "Tutti i maschi sono uguali", "Nessuno politico è onesto", "I soldi rendono le persone egoiste", "Da questa malattia è impossibile guarire", e così via... L'elenco è infinito!

Le credenze si insinuano nel nostro subconscio e da lì continuano ad agire anche quando non ne siamo coscienti. In questo modo condizionano la nostra realtà, perché la vita ci risponde sempre in base a come la "vediamo". Non a caso i vertici della società cercano di instillare valori capovolti e sentimenti di paura nella massa, perché sanno che una volta che il germe delle credenze negative ha messo radice nella mente, sarà la persona stessa a mantenersi prigioniera di una realtà limitante.

Lungi da me, comunque, negare l'insieme delle esperienze che porta al formarsi delle credenze. Se una persona, ad esempio, ha un problema di salute che si porta dietro da 20 anni e che non riesce a risolvere in nessun modo, è comprensibile che abbia la "credenza", essendo oramai sfiduciata, che non guarirà mai definitivamente.
Ma questa convinzione è proprio quella che impedisce di trovare una soluzione.
E' comprensibile lo sconforto dovuto ai molti tentativi... ma in fondo, che ne sappiamo dei mille e mille modi in cui l'universo può orchestrare una guarigione?
Che ne sappiamo della natura della realtà e delle sue possibilità di evolversi?
Con quale pretesa possiamo pensare che quello che abbiamo già conosciuto, sia tutto quello che c'è da scoprire?
Il guaio è che, se pensiamo che una soluzione (per qualsiasi situazione!) non esiste, non potremo mai trovarla/incontrarla/riceverla... perché è impossibile "trovare" qualcosa se si pensa che non esiste!

Si pensi a quando abbiamo cercato un oggetto in casa, e magari eravamo convinti che però non poteva stare sul tavolo, e infatti guardando sul tavolo non lo abbiamo visto. Abbiamo poi guardato ovunque, ma niente. Poi alla fine ci è caduto l'occhio nuovamente sul tavolo, e lo abbiamo trovato lì... Ma come? Prima non c'era!
Non è esatto: il nostro cervello era convinto che non ci fosse, e quindi ha escluso la possibilità di vederlo.
Pensate a cosa può fare, allora, una credenza, che si radica ben più nel profondo del nostro essere!

Se pensiamo che i problemi avuti fino a oggi debbano giustificare i nostri pensieri limitanti, allora possiamo star certi che continueremo a vivere sempre la stessa limitante realtà. No, non verranno gli alieni a salvarci, non apparirà Gesù a punire chi ci ha fatto del male, e non vinceremo alla lotteria. Mi spiace dirlo, ma questo non accadrà mai. Perché finché pensiamo di essere vittime, potranno solo accadere situazioni dove continueremo a ritrovarci vittime.

Non si tratta di negare la realtà che abbiamo vissuto fino a oggi, ma di spostare il focus dal problema alla soluzione. Dal limite alla possibilità. Dal sentirci vittima al sentirci creatori.
Fuori non può accadere nulla che non sia già successo, in qualche modo e a un qualche livello, dentro.
Nel momento in cui cominciamo a fare chiarezza in noi, prestando attenzione alle nostre emozioni e ai nostri pensieri, e ri-orientandoli in modo costruttivo (fortemente, entusiasticamente, magicamente costruttivo), quello è il momento in cui stiamo dando una direzione alla nostra realtà interiore... e ben presto, dunque, anche quella esteriore risponderà di conseguenza!

Una credenza limitante è:
Il modo in cui ci sentiamo è frutto delle situazioni esterne.
Perfetta per sostenere il materialismo della nostra cultura. Invece, come spiegato sopra, è il mondo interiore a muovere e a creare quello esteriore. L'esterno influisce nel senso che è parte della nostra interazione, ma non è determinante.

Un'altra credenza è la seguente:
Il modo in cui siamo oggi è conseguenza del nostro passato.
Come a dire che siamo determinati, ancora una volta, dalla realtà esterna.
Certo, le situazioni lasciano traccia in noi con le loro memorie. Ma situazioni uguali possono condizionare due persone diverse in modo diverso. Perché quello che conta è l'essenza della persona.
Così, spesso, accade che scegliamo dal passato quegli elementi che giustificano le impossibilità del nostro presente, e ci incateniamo in un determinismo che diventa credenza limitante.

Il guaio delle credenze è che quando sono distruttive, negative o limitanti, ci possono impedire di vedere nuovi modi di attraversare la realtà. E così ci mantengono nello status quo di quello che già conosciamo.
Le credenze non sono altro che una fede che si ha verso determinate situazioni. E sei hai fede, in qualunque cosa, verrai accontentato (non sanno più come dircelo...).

Ricapitolando: le situazioni rispondono, in vari modi e su diversi livelli, alle nostre credenze, a quelle profonde, che abbiamo radicato dentro.
E se ci torna il dubbio che non sia così, basta guardare intorno a noi: quante volte abbiamo notato almeno una persona comportarsi e condizionare le situazioni in un certo modo, piuttosto che in un altro, in base alle sue proprie credenze?

Scovare le credenze limitanti e sostituirle con altre potenzianti, ci aiuta a dare meno peso al passato e a quello che abbiamo "subìto", e a prenderci la responsabilità di quello che proviamo e costruiamo. Se ci prendiamo tale responsabilità, recuperiamo il nostro potere di scegliere come vivere, e non di essere determinati dagli eventi. Gli eventi ci condizionano, perché sono parte dell'equazione della vita, ma sono i semi dell'anima a chiamare dal futuro dove vogliono essere realizzati.
E' il futuro a chiamarci... non il passato a spingerci!

Una particolare credenza limitante è quella che associa automaticamente alla durata del tempo una certa importanza:
E' sempre stato così, quindi è giusto che sia così.
E' molto tempo che questa situazione è così, quindi è difficile che possa cambiare.

Il tempo può essere una misura dell'importanza e del radicamento di una certa situazione... Ma anche no!
Se qualcosa esiste da tanto tempo, non significa che non possa cambiare! 
Ovvio? Mica tanto... Quante volte, infatti, ci sentiamo dire "Si è sempre fatto così" quando abbiamo cercato di cambiare una situazione?
E che dire poi - riprendendo l'esempio fatto prima - della persona che ha problemi di salute da 20 anni e che quindi, proprio per la durata temporale della sua malattia, non ha più fiducia nel recuperare la piena salute? (E non parliamo di quando viene diagnosticata l'impossibilità di una guarigione!)

Il tempo non è un valore assoluto per misurare la "densità" di una situazione. E la durata del tempo, quando è grande, non è sinonimo di impossibillità!
Anche qui, non voglio negare l'importanza del fattore tempo in certe situazioni. Ci sono contesti, dinamiche, leggi della materia e leggi dello Spirito che, a seconda dei punti di vista e della coscienza della persona, hanno il loro più o meno grande impatto. Ma questo non deve essere un deterrente per rimpicciolire il nostro campo di azione!
Inoltre, dire che la realtà esterna risponde alle nostre credenze, non significa dire che nel momento in cui faccio un pensiero, esso cambia la realtà (ma a volte accade anche questo!). Perché è la nostra credenza profonda, è la nostra fede, è l'energia che abbiamo dentro a fare la differenza.

A proposito del tempo, stando al pensiero esoterico e spirituale, come è nell'insegnamento dei Maestri (ma a essere sincera io ci credo solo perché in qualche modo è parte del mio vissuto), la fonte di ogni guarigione arriva dall'anima, quel principio da dove origina la nostra coscienza e che si esplica oltre la realtà fisica, al di là del tempo stesso. Ciò significa che, indipendentemente della posizione spazio-temporale da noi occupata, in ogni istante possiamo accedere a questa dimensione, dove il tempo che fu o che sarà non ha alcuna consistenza.

Se invece pensiamo che il tempo sia una misura assoluta e invalicabile, allora, inevitabilmente e ripetutamente, non ci permetteremo di scoprire e attingere dalla zona spirituale dove il tempo che fu... non fu mai!








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