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Visualizzazione dei post da settembre, 2012

Le erbacce sono erbacce

" Stare con quello che c'è ". Ecco una una frase che ho sentito usare in modo distorto, per giustificare disastrose inazioni. Il senso costruttivo di questa espressione è l'invito a non opporsi, a non mettere in moto giri di mente, proiezioni e ansie, ma a rimanere a contatto con la realtà , qualunque essa sia. Eppure spesso si pronuncia questa frase per impedire che il proprio guerriero interiore si risvegli e faccia quel che deve fare. Si lascia spazio alla propria distruttività per soffocare qualunque altra fioritura. Ho visto persone continuare a fare scelte infelici, ma commentare: "Sto con quello che c'è", come se fosse un esercizio di profondissima spiritualità, ma di fatto è una scusa per sottrarsi a responsabilità più grandi . Se i comportamenti di una persona sono regolarmente distruttivi e non le portano che problemi e infelicità, il punto per lei non è stare con quello che c'è, ma liberarsi dal loop di oscurità in cui si è infognat

Verso la Meta

Mi spiace per coloro che approdano in questo blog e cercano risposte. Resteranno sicuramente delusi, perché o non ne troveranno, oppure interpreteranno i miei post in modo limitato. Vi prego, non cercate risposte. Cercate piuttosto risonanze , cercate chiavi che aprano porte più grandi, e buttate via tutto il resto. Io faccio altrettanto con voi, cari amici e nemici, maestri e allievi. Uso le chiavi che mi mostrate, ma non le vostre risposte. Oggi mi preme condividere il mio pensiero sulla "Meta". Credo che molti fra noi siano qui, su questo pianeta, sospinti da un obiettivo interiore . La mia anima dice che conoscerò la Meta " ogni volta" che avrò occhi per guardare in fondo al cuore. Come se fosse una pluralità di vie, e ogni via richiedesse una sua attenzione. Quando ci decidiamo a indagare lo scopo del nostro Io profondo, va detto che non possiamo evitare di fare i conti con le "interferenze". Ci sono forze oscure , infatti, che da tempi antichi c

Innamorarsi davvero

Non molto tempo fa ho messo in pratica una specie di rito. Mi stavo innamorando. Il mio pensiero era ossessionato da una persona. E in questo stavo perdendo la mia libertà, la mia capacità di sentirmi appagata dalle piccole cose. Decisa a estirpare da me il dolore dell'abbandono e il bisogno di qualcuno, ho cominciato a muovermi. Poi il movimento si è trasformato in danza, e poi la danza in corsa. E in quel correre ho gridato all'oscurità in cui ero precipitata, con il puro intento di richiamare a me tutte le forze che avevo perso e di riprendermi la mia luce, che era finita in fondo a un pozzo. Ho spinto il corpo oltre la sua naturale resistenza e la mente al limite della sua focalizzazione finché, sotto la coltre dell'innamoramento, ho incontrato la mia rabbia . Allora l'ho sfidata e lei, per spaventarmi, si è trasformata in un lupo feroce. E io ho cominciato a ululare insieme a lei. Alla fine, in un bagno di sudore, mi sono svegliata di nuovo padrona di me stessa





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